sabato 19 maggio 2007

La Marcia


Dei vivi nel mondo
Il verme striscia nel fondo
Dei morti nel mondo
Il verme s’alza dal profondo
”.

Il ritornello di una canzone senza tempo sempre uguale per tutto l’eterno. Nata con il tempo, finirà con il tempo e nel non tempo anche l’eterno non esisterà più.
La si conosce da sempre, viene insegnata dalle madri ai figli. Cantata da tutti prima o poi, anche dai più stonati. Nata con l’uomo finirà con l’uomo, se mai l’uomo avrà una fine.

Loro la cantano sempre quando stanno per partire. Si mettono in fila per tre e cantano. Il loro coro a volte si sente fin quaggiù a valle come un’eco lontana spinta dal vento. Anche lei lo sente ogni tanto e quando questo accade si ferma e ascolta. Chissà se fra quelle voci c’è anche lui. Lui, il suo amore è partito. Improvvisamente se n’è andato, l’ha salutata come se niente fosse, le ha voltato le spalle ed è andato dall’altra. Vigliacco!

Dei vivi nel mondo - Il verme striscia nel fondo. Dei morti nel mondo - Il verme s’alza dal profondo”.
Così canta ancora il coro degli uomini in marcia in fila per tre. La Signora sorride, è lei che guida la lunga ed interminabile fiumana umana. Lei è colei che è. Non puoi resisterle. Lei è bella, affascinante, elegante. Lei ti seduce, lei ti conquista. Nasconderti non puoi lei ti trova ovunque e viene a reclamare i suoi diritti.

“Mamma” piange la bambina. “Moglie” piange il giovane marito. Nessuna voce risponde.
La giovane sposa e già madre, ha unito la sua voce a quella del coro e la si può sentire in lontananza nel silenzio del vuoto che ha lasciato. La Signora le darà la pace tanto desiderata? Sarà felice ora? “Mamma, guardami. Smetti di marciare anche solo per un attimo. Fermati e guardami. Mi vedi? Mi senti? Ti ricordo giovane, ti ricordo adulta ma ancora ragazza, tra poco sarò più vecchia di te. Buffo, vero? Prima o poi verrò anche io al tuo fianco a cantare con te”.

Dei vivi nel mondo - Il verme striscia nel fondo. Dei morti nel mondo - Il verme s’alza dal profondo”.
Lei ti è sempre vicino. Lei non ti tradisce. La Signora ti seguirà in silenzio, a volte ti aiuterà a rimetterti in piedi soltanto sfiorandoti, altre ti raccoglierà e ti porterà nel suo grande immenso coro. La Signora non ti abbandonerà mai. Lei è la più amorevole delle madri, la più caritatevole delle sorelle, la più fedele delle spose. Lei verrà, lei dolcemente si avvicinerà e tu lo saprai. Lei ti si presenterà un giorno e canterà dolci parole sussurrate all’orecchio: “Non ora non adesso, ancora un respiro ti è concesso. Quando sentirai il tuo cuore suonare, sarà allora l’ora di andare. Senti il coro sta ancora cantando, ed insieme a loro partirai marciando.”

La stessa filastrocca ha accompagnato gli ultimi giorni dell’anziano medico. Lui ha curato, lui ha salvato. Lui l’antico rivale della Signora. Adesso si trovano al duello finale. Lei è così bella e lui è così debole, ma non ha paura. Con compassione e con affetto lei gli sta accanto, ora sua compagna fedele nel non essere più.
“Papà” piange il figlio già adulto “i miei occhi di figlio ti vedevano sempre giovane anche nel passare degli anni. Hai curato gli altri, li hai difesi dal fatale abbraccio della Signora. Hai concesso alle madri di abbracciare il loro frutti. Ed ora anche tu hai ceduto al suo fascino. Senti…..la grande marcia si è fermata e per qualche secondo ha smesso di cantare per aspettarti.”

Dei vivi nel mondo - Il verme striscia nel fondo. Dei morti nel mondo - Il verme s’alza dal profondo
Lei ti compare davanti all’improvviso. Lei si insinua silenziosamente nella tua vita. Tu non potrai farne a meno. Lei ti strega con i suoi occhi azzurri. Lei ti seduce con il suo morbido ed accogliente corpo. Lei governa con le sue lunghe ed eleganti mani i tuoi pensieri ed i tuoi gesti. Lei respirerà il tuo respiro con la sua calda bocca. Tu la vorrai, tu l’avrai e nel suo coro tu andrai.

Dei vivi nel mondo - Il verme striscia nel fondo. Dei morti nel mondo - Il verme s’alza dal profondo
Cantano e marciano, in fila per tre. Lei davanti sorride è bella, altera, gli occhi tristi, è sola.
L’esercito dei suoi amanti, delle sue sorelle, dei suoi figli non la lascerà mai. Ma lei è sola nessuno verrà mai a prenderla, nessuno la sedurrà sussurrandole alle orecchie: A prenderti io verrò e con me ti porterò. Ove il verme dal profondo s’alza e il corpo nel fondo avanza, la tua anima più non colerà e la pace troverà. Quando il tempo sarà finito e l’eterno non sarà mai esistito.

venerdì 18 maggio 2007

Ti ricordi di me?


Ti ricordi di me? Ti ricordi? È importante per me, devi dirmelo se te lo ricordi.
Era agosto, faceva caldo, era domenica, era da tanto tempo che non ti vedevo.
Se mi chiedi il perchè del tutto, ti risponderei semplicemente “perché si”, “perché mi piacevi”. E in fondo perché non dovresti piacermi tu che piaci a tutte o quasi? Ma io ti piacevo? Chissà, non l’ho mai capito.
Sento ancora nelle orecchie la tua voce che mi chiamava per nome per correggermi le manovre al timone della barca a vela. Non mi guardavi, non guardavi neanche la vela, ma sentivi… ah se sentivi. Nulla ti sfuggiva, mi richiamavi sempre alla giusta andatura.
Il mio nome pronunciato da te mi è sempre piaciuto, non so perché. È strano ci si sente sempre chiamare eppure soltanto ad alcune voci rispondiamo veramente. Sappiamo distinguere tutte le voci che conosciamo eppure soltanto alcune sanno farci vibrare dentro. Sarà forse la particolare intonazione, la particolare pronuncia, o forse la particolare inflessione? Ma questo non ha nulla a che vedere con l’amore, nulla, ma solo con il sentire, e forse è un bene.
Ti ricordi quest’estate? Una domenica notte dei primi di agosto. Faceva caldo, c’erano le stelle che ci facevano da coperta. Eravamo sul mio terrazzo. Non abbiamo parlato tanto quella volta, è difficile parlare con te anche se i tuoi silenzi parlano per te, parlano di te.
Ricordo ancora le tue braccia che mi stringevano e le tue mani su di me, mani che ho ritrovato poco tempo fa. Mani calde, dolci, sapienti, mani che non potrò dimenticare così come la tua voce. Ricorderò anche quando al mattino mentre dormivi, non so se te ne sei accorto, ti ho appoggiato la mano sulla testa e ti ho accarezzato come a voler fermare qualcuno dei tuoi mille pensieri. Non so se ti ricordi, penso di si, non mi hai dimenticato, vero?
Quindi dimmelo se ti ricordi di me? Ti ricordi? E’ importante per me, devi dirmelo se te lo ricordi, perché solo nei ricordi si ha la certezza di aver vissuto e di essere stati. Nei ricordi degli altri si avrà la vita e perché no il per sempre. Il nostro ricordo finisce con noi, ma quello degli altri continua.