venerdì 3 agosto 2007

I Litchis


“Accipicchia, sono già le 6” esclamò Cesarina “eziandio oggi il tempo è volato. Spengo l’elaboratore elettronico poi vado.” e correndo sotto un cielo nubiloso per evitare l’acqua, senza cedere ad alcun diporto se ne andò dritta a casa.
Cesarina era così, quasi cinquanta anni, un “marito cretinetti” di sordiana memoria, un figlio, ed una piccola ditta specializzata in denocciolamento di olive e ciliegie.

Quello era un giorno come tanti ed entrando in casa, Cesarina si trovò il figlio Gianni inginocchiato dietro il divano avvolto in un lenzuolo bianco, con le braccia sul petto e la testa china su un lato. “Perbacco, Gianni levati da dietro il divano e vatti a vestire, sei assolutamente raccappricciante!” gli disse.
“Ma mamma, sto entrando nella parte dell’Imago pietatis di Bellini! Per l’esame di ammissione al corso di teatro devo portare la rappresentazione di un’opera pittorica, come sei antica e desueta” rispose il figlio.
“Ma fammi il piacere, più che l’Imago pietatis mi sembri l’Imago barbonis. Impara un mestiere serio! Anche l’allibratore piuttosto che vederti con quella maestranza …Ecco tuo padre, lui sì che riesce bene nella rappresentazione dell’imago del pitocco” e nel dire ciò si sistemava i capelli scompigliati dall’aria procellosa.
“Buondì a tutti, che nembi in cielo, nevvero?” disse egli entrando con aria lassa come sovente accadeva.
“Perdincibacco eccone un altro buono… buondì, buondì, ma se sono le sette di sera!” sottolineò Cesarina.
“Vabbè allora buonasera cara. Tutto bene in ditta? Ti hanno consegnato la nuova denocciolatrice per litchis…?” chiese il buon marito.

Cesarina si voltò di scatto e cercando di non perdere la Trebisonda piantò le dita come un rostro nello schienale della poltrona, poi appropinquandosi al marito rispose : “Quindi è a Voi che debbo codesta splendida macchina! Immagino che ora sarete satollo di cretinate fatte!”
Il marito sapeva bene che quando la sua adorata moglie iniziava ad usare la seconda persona plurale, il tono vagamente ironico e le si dilatavano oltremodo le narici era meglio nascondersi e risponderle sempre “si cara, si cara”. Quindi allontanatosi bastevolmente per non udire le sue urla con voce desultoria esclamò:”Si cara, sono stato io ad ordinarla. Ho parlato con il Signor Won che ci assicura che il mercato dei litchis è in crescita. Pensa che di sguincio sono riuscito ad ottenere quel prezzo”.
“Macchè litchis e litchis, ma mi vuoi mandare a ritrecine. Senti stupidotti, calcolatore alla mano secondo te quanti contratti con coltivatori di litchis in Italia potremmo firmare? O pensi che codesto garrulo Signor Won, Ton, Mon o quel che l’è possa fornirti anche di litchis?” con fare pugnace si avvinava sempre di più al marito.
“Ma cara, mi sembrava un affare ottimo. Abbi speme. Il litchis sarà il frutto del 2010 così come il kiwi lo è stato per gli anni ’80 del ‘900.” Poi voltandosi si accorse del figlio avvolto nel lenzuolo “Che è? Cesarina che ci fa nostro figlio seminudo dietro il divano, pare un barbone”
“Sto provando la rappresentazione dell’Imago pietatis di Bellini, mica vorrai che io faccia fiasco all’esame davanti a tutte le donzelle!” rispose Gianni
Rompendo gli indugi Cesarina disse rassegnata: “Vabbè ho capito vado a preparare dei manicaretti. Tu Gianni vatti a vestire, la sola ricordanza di te così mi fa tristezza e tu stupidotti con la tua plenitudine di intelligenza vai a lavarti le mani”. E la serata riprese a scorrere normale, come sempre o quasi.