martedì 3 aprile 2007

Il condominio


Improvvisamente a Milano dove un tempo c’era il luna park delle Varesine, in viale della Liberazione, è cresciuto in pochissime settimane un nuovo condominio. Gli abitanti della zona se ne accorsero solo quando il nuovo grattacielo con la sua altezza nascondeva a loro la luce del sole.
Il palazzone era enorme, bello a vedersi e realizzato con materiali che sembravano molto costosi. Tre porte d’ingresso, cinque ascensori, quindici piani e dai cinque agli otto appartamenti per piano.
Il caseggiato era di forma quasi circolare, sembrava un grande cilindro non chiuso, l’unico anello completo era quello del tetto che ricopriva tutto il palazzo e faceva da grande e altissimo arco nella parte dove l’edificio rimaneva aperto. Dentro c’era un piccolo giardino ben curato, alcuni giochi per i bambini, lo scivolo, l’altalena, delle panchine per le mamme e qualche pianta.
All’esterno la facciata, di ferro e grandi finestre di vetro brunito, era perfettamente liscia. Gli unici balconi si aprivano sull’interno, mentre il tetto dalla morbida forma ricurva era un enorme terrazzo verde di piante e colorato di fiori diviso in più parti a seconda del numero degli appartamenti sottostanti. C’era qualcuno che aveva fatto mettere anche una piccola piscina privata.
Dall’alto dei quindici piani si godeva una vista spettacolare e unica in tutta Milano. Nelle giornate limpide le montagne di Lecco sembravano talmente vicine da poterle quasi toccare. Si vedeva il grattacielo Pirelli, la Madonnina del Duomo, e la stazione di Porta Garibaldi così piccola da sembrare quasi un modellino. Insomma era un condominio di grande prestigio. Fuori sul portone c’era ancora un cartello che diceva: "vendesi appartamenti signorili di diverse metrature".
23 maggio. Il signor Umberto Pirola era lì fuori seduto su una panchina che aspettava l’agente immobiliare per andare a vedere una proposta di vendita. Era un uomo di circa sessant’anni, preciso e abitudinario. Guardò il suo orologio: le 19.05. L’agente immobiliare era in ritardo. Pirola detestava aspettare. Nell’attesa osservava con attenzione il nuovo palazzo. La gente che entrava e usciva sembrava molto per bene e tranquilla: mamme con i bambini, anziani con il cane, uomini con la ventiquattr’ore in mano e così via. Insomma sembrava il solito condominio del centro di Milano dove nessuno dei condomini conosce il proprio vicino. Guardò ancora l’ora: le 19.10. Poi per la stanchezza della giornata di lavoro chiuse gli occhi, respirò profondamente e si lasciò andare a liberi pensieri, quando improvvisamente sentì: "Signore si sente bene?"
"Si, si tutto bene" rispose lui aprendo gli occhi e guardò nuovamente l’ora. Le 19.10.
"Il Signor Pirola, giusto?" era una donna, sulla quarantina bionda finta, tailleur blu e tacchi a spillo, nell’insieme una bella donna anche se con un qualcosa di strano che non lo convinceva.
"Si, sono io" rispose. Poi si alzò dalla panchina e allungò la mano verso la signora.
"Buona sera, sono Anna Salas. Mi scusi per il ritardo, ma ero esattamente dall’altra parte della città per un’altra casa. Per fortuna tutto è circolare qui e seguendo la circonvallazione eccomi qui. Sa è da poco che vivo a Milano e le strade ancora non le conosco, per cui viaggio sempre in tondo e prima o poi arrivo." Disse la donna presentandosi.
"Se mi vuole seguire…..le faccio strada. Come vede il palazzo è nuovo. Le rifiniture utilizzate sono tutte di altissima qualità. Il palazzo ha quindici piani, ma già da quello che le ho proposto, l’OTTO si gode un’ottima vista. Ci sono cinque ascensori così da non creare inconvenienti negli orari di punta.." Anna Salas continuava a parlare mentre il Signor Pirola lo seguiva guardandosi bene attorno.
Attraversarono l’ingresso, una nuova passatoia rossa segnava loro la strada. L’ascensore era anch’esso rotondo e fatto di vetri bruniti, durante la salita si poteva vedere Milano dall’alto come se ci si trovasse su di una ruota panoramica. Una vola dentro la cabina la donna disse "OTTO" poi si voltò verso Pirola sorrise e spiegò "vede questo è un nuovo e moderno sistema, basta pronunciare il piano a cui si vuole andare che l’ascensore sale. E’ comodissimo. Pensi a quando si hanno tutte le mani impegnate e bisogna fare i numeri a quattro per riuscire a schiacciare il pulsante giusto. Così è sufficiente dire il piano vicino a questo piccolo microfonino e basta". Pirola era ammutolito e continuava a guardarsi attorno con meraviglia mentre salivano.
L’appartamento che gli avevano proposto era all’ottavo piano, non tanto alto rispetto al palazzo, ma abbastanza da sovrastare le case attorno. Era di circa 100 mq. Una cucina abitabile, un salotto con angolo da pranzo, due camere da letto uno studiolo piccolino e due bagni di cui uno microscopico. Le stanze si affacciavano sia sull’esterno del palazzo che sull’interno tramite due piccoli balconcini.
Sembrava perfetto.
"Allora, le piace?" intervenne ancora una volta la donna "della metratura giusta per una giovane coppia di sposi con un bambino. L’Architetto nel progettare il palazzo ha osato molto giocare con il tema del circolare, della fine che è il principio e del principio che è la fine. Certo inizialmente l’edificio aveva una forma perfettamente rotonda, ma questo creava dei grossi problemi, la luce per esempio….. molti degli appartamenti ai piani bassi che davano sull’interno sarebbero rimasti al buio, eppoi si era venuta a creare per non si sa quale motivo un campo energetico particolare, per cui le onde della TV satellitare che dei telefonini rimanevano infastidite."
"Molto bello!" commentò Umberto Pirola. "anche il prezzo mi sembra possa essere giusto per questo tipo di appartamento. Sarebbe possibile venire domani con mia moglie a vederlo? Sa ci terrei fosse anche lei a esprimere un giudizio."
"Non c’è problema, se riuscite vi aspetto allora domani all’ora di oggi. Mi scusi tanto, ma adesso devo salutarla. Ho un altro impegno." Disse con gentile fretta Anna Salas
"Va bene, la seguo anche nella discesa allora…….." rispose il signor Pirola e si diressero, dopo aver chiuso casa verso l’ascensore. Una volta entrati la signora disse "ZERO" e mentre le porte si stavano chiudendo uscì si voltò e disse "ho dimenticato una cosa, inizi a scendere, ci vediamo dopo". Umberto Pirola iniziò a scendere. I piani passavano e lui poteva vedere la gente per la strada diventare sempre più grande ed avvicinarsi. Lentamente arrivò al piano terra, ma niente l’ascensore non si fermò. Tutto divenne buio, non si vedeva più la strada ma solo una fredda parete.
Il signor Pirola cominciò ad agitarsi. L’acensore continuava a scendere, si avvicinò all’elenco dei tasti, andavano dal quindici allo zero e poi c’erano la S e la I.
S sarà stato Sotterraneo, ma la I? Intanto la sua discesa continuava. Si sentiva come una bestia in gabbia. Provò a urlare ZERO, ma nulla la cabina non si fermava. Provò con UNO, con DUE, con TRE riprovò anche con OTTO, ma nulla da fare.
Gli era venuto caldo e gli mancava l’aria. Attraverso il vetro della cabina vedeva una parete grigia ed ogni tanto dei pianerottoli. Dove stava andando? Dall’altra parte della città anche lui come la signora Anna Salas? Se avesse continuato a scendere così in breve tempo si sarebbe trovato in Cina.
Improvvisamente l’ascensore si fermò. Le porte si aprirono e il signor Pirola si trovò davanti un pianerottolo esattamente speculare a quello che aveva appena visto dove c’era l’appartamento in vendita, era come se tutto fosse invertito.
La fine diventa il principio, il principio la fine, ciò che sta sopra sta sotto ma all’opposto. Uscì timoroso dall’ascensore e a piccoli passi procedeva sulla passatoia rossa. Una porta si aprì. Uscì una giovane donna sui trentacinque anni. "Buonasera" gli disse incrociando il suo sguardo
"Buonasera" rispose il Pirola ancora timoroso "saprebbe dirmi a che piano sono?"
""Siamo al meno OTTO" rispose la ragazza
"Al – 8" ripetè lui "come – 8? vuol dire che questo palazzo si sviluppa anche sottoterra?"
"Certo. E’ un nuovo progetto dell’Architetto. Ciò che sta sopra sta anche sotto uguale ma capovolto. Geniale non trova? Non cambia nulla. Quando si è al primo piano si vorrebbe essere al piano 15, il più alto, mentre qui sotto si vuole il più profondo: il – 15. Buffo, vero? Eppure è logico, è la logica." rispose lei mentre saliva in ascensore.
"sta andando in superficie? La seguo devo assolutamente uscire" disse Pirola seguendola
"No non vado al piano Terra, devo andare al –4 da mia madre" se vuole almeno fin lì le posso dare un passaggio. Salirono in ascensore e la ragazza disse "- QUATTRO".
Le porte si chiusero e l’ascensore cominciò a salire piano. Arrivati al piano la donna scese e Pirola non fece in tempo a pronunciare "ZERO" che le porte si richiusero e venne richiamato al – 15.
La discesa sembrava interminabile. La parete grigia si alternava ai pianerottoli illuminati. Finalmente la cabina si bloccò e le porte si riaprirono.
Pirola uscì, di fronte a lui c’era un signore. "Buonasera, l’ho chiamata io inavvertitamente, forse." gli disse guardandolo fisso. Aveva gli occhi piccoli e neri come la pece che ogni tanto sembravano emettere degli strani bagliori. Pirola ebbe un fremito di paura. L’aria attorno si era fatta insostenibilmente calda e così sudando e sbuffando si tolse la giacca e se la mise sul braccio.
"Già fa sempre caldo qui giù, non come su al +quindici. Per fortuna hanno inventato l’aria condizionata. In casa mia si sta benissimo". Disse il signore sconosciuto. La bocca la si vedeva pochissimo, era nascosta da un paio di baffi neri lunghi, sottili e molto curati. Avrà avuto anche lui sessant’anni. Non sembrava particolarmente in forma, i chili di troppo lo facevano assomigliare ad un pinguino. Il signor Pirola era a disagio, inquieto. Non riusciva a capire perché ma qualche cosa lo turbava in quell’uomo.
"Le piace il palazzo. Io sono l’Architetto. E’ il lavoro di tutta la mia vita. Il mio progetto, non le dico che cosa mi è costato. Si potrebbe dire che mi è costato l’anima" disse ridendo sguaiatamente poi di colpo smise e aggiunse con voce triste "già l’anima. Tutti ne hanno una, giusto? Si tratta si sapere dove si nasconde ed una volta trovata non è difficile portarla via." I suoi occhi cercarono quelli del Signor Pirola .
"Cosa ne pensa del pensiero di una vita o della vita, magari del per sempre. Ho voluto progettare la continuità anche negli opposti. Il palazzo rotondo e speculare anche nel sotto-sopra. Tutto è uguale, ma capovolto. C’è un piano 5 sopra ed un 5 sotto. Buffo, non trova? O soltanto geniale! Questa è la stessa realtà di sopra, ma inversa perché si è sotto, si è capovolti. L’alto è il più profondo qui. Qui il tempo va al contrario, ma continua a scorrere lo stesso. Se guarda l’orologio vedrà che le sue lancette si muovono in senso inverso." Il signor Pirola guardò subito il quadrante vide il segnasecondi girare al contrario. Rimase senza parola, non capiva, continuava a non capire, o forse tutto gli era così chiaro che non riusciva a crederci.
"ui il tempo va al contrario
E’ venuto qui per comprare un appartamento, vero? So che ce ne sono ancora in vendita al piano +OTTO, ma anche al –OTTO c’è qualcosa. Quello che ha visto lei è al + OTTO giusto? Le è piaciuto. Domani allora torna con sua moglie?" disse l’Architetto fregandosi le mani piccole e un po’ grassottelle.
"Come fa a sapere tutte queste cose" disse il Signor Pirola indietreggiando
"Come faccio a saperle? Signor mio, io sono l’Architetto, gliel’ho appena detto. Mi chiamo Angelo Lived e questo palazzo mi appartiene così come io appartengo a lui. Non c’è nulla che mi sfugge o che io non sappia" rispose avvicinandosi e fissandolo in continuazione con quei piccoli neri e scintillanti occhietti.
"Si" rispose timoroso Pirola "mi sembra molto bello questo palazzo. Ma ci devo pensare bene, comunque domani verrò con mia moglie se riesco ad uscire….." e abbozzò un sorriso tirato.
"Già qui tutto è semplicemente perfetto. D’altra parte l’ho creato io. Nulla è stato lasciato al caso, qui il caso non esiste" ribadì l’Architetto e aggiunse "…..se riesce ad uscire….. Signor mio, perché non dovrebbe riuscirci? Ha forse venduto anche lei l’anima?" da sotto i sottili baffi neri si vedevano le labbra piegarsi in un abbozzo di sorriso
"Ma cosa sta dicendo. Vendere l’anima io………….?! Mai e poi mai!" disse fermamente Il signor Pirola "sono venuto qui solo per vedere un appartamento, ed ora mi lasci andare che ho fretta".
"Già, la fretta, ma qui non esiste più la fretta. Il tempo non esiste più, esiste l’eterno, e l’eterno non può avere un tempo. I minuti che perde di sopra li riguadagna scendendo sotto, si ricorda? qui tutto è al contrario. Per cui non si preoccupi tutto quello che perde lo recupera ed andrà in pari." lo rassicurò l’Architetto Lived e poi aggiunse "Vede signor mio, questo palazzo è perfetto, o quasi. E’ il piano OTTO che mi da dei problemi. OTTO sopra, OTTO sotto, OTTO si può leggere al contrario e si scrive con un unica linea continua che non finisce ma che si incrocia: la fine è l’inizio e l’inizio è la fine in un punto solo al centro. OTTO! ho provato a rivedere il progetto, ma non c’è stato nulla da fare. Così ogni tanto qualche persona che va vedere l’appartamento all’ottavo piano sopra si ritrova poi all’ottavo piano sotto: la linea continua che si incrocia. Normale, vero?" spiegò l’Architetto "Per non parlare della mia assistente Anna Salas. E’ nuova ed ancora non ha capito bene che tipo di acquirenti voglio. Sa, nel mio palazzo devono abitare solo persone di un certo tipo." e smise di parlare, i suoi piccoli occhietti porcini neri come la pece continuavano a fissarlo.
Il signor Pirola, non sapeva che fare. Deglutì, fece dei passi indietro entrò nella cabina dell’ascensore, non riusciva a pronunciare neanche una parola.
"Ora la saluto. Grazie per la visita e chissà mai che un domani non ci si riveda" e scoppiò in una fragorosa e sguaiata poi improvvisamente si ricompose "ZERO" disse con voce ferma. Le ultime cose che il Signor Pirola registrò con la sua mente furono quei piccoli occhietti neri come la pece che misteriosamente sembravano prendere fuoco, il caldo soffocante e la paura, poi perse i sensi
23 maggio. Il signor Umberto Pirola era lì fuori seduto su una panchina. Detestava aspettare. Gli occhi chiusi, quando improvvisamente sentì: "Signore si sente bene?"
"Si, si tutto bene" rispose lui aprendo gli occhi e guardò nuovamente l’ora: le 19.10. Non era passato neanche un minuto da quando aveva guardato per l’ultima volta l’orologio. Alzòlo sguardo, registrò quello che gli stava attorno, tutto era normale come se non fosse successo nulla e come uno che si sveglia dopo un terribile incubo si sentì stranito. Si alzò dalla panchina e allungò la mano verso la signora.
"Buona sera, sono Anna Salas. Mi scusi per il ritardo, ma ero esattamente dall’altra parte della città per un’altra casa. Per fortuna tutto è circolare qui e seguendo la circonvallazione eccomi qui. Sa è da poco che vivo a Milano e le strade ancora non le conosco, per cui viaggio sempre in tondo e prima o poi arrivo. Se mi vuole seguire…..le faccio strada. Come vede il palazzo è nuovo. Le rifiniture utilizzate sono tutte di altissima qualità. Il palazzo ha quindici piani, ma già da quello che le ho proposto, l’OTTO si gode un’ottima vista……"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello,anche questo da ai confin della realtà,sei brava,complimenti.
By jump64