lunedì 9 aprile 2007

Il gioco delle parti


E’ notte e lui mi ha cercata, come sempre.
Lo sapevo che lo avrebbe fatto. Non so dire il perché ma in fondo me lo sentivo.
L’avevo visto non più di mezz’ora prima al solito aperitivo. Non era stato particolarmente simpatico, anzi era stato abbastanza scostante. Così dopo averlo salutato l’ho lasciato lì in compagnia dei suoi amici e delle sue donnine, ma sapevo che mi avrebbe cercata,…….dopo.

Sono tornata a casa da poco. Ho caldo, fa caldo. Ho accarezzato la mia gatta, ho dato da bere alle piante, ho spalancato la finestra del salotto. Mi sono spogliata, mi sono messa una sottoveste nera di seta con una semplice e leggera vestaglia a Kimono, ho spento la luce ed ora al buio lo sto aspettando.

“20 min e arrivo” Si muovesse! Invece di perdere tempo in inutili saluti e convenevoli con altri e altre. Si muovesse! Ho voglia di vederlo, di sentirlo, di toccarlo, di stringerlo. Inizio a ripensare all’ultima volta che ci siamo visti. Al solo pensiero mi sento ancora scombussolare dentro.

“9 min e ci sono. Preparati” Sono già pronta. Lo sto aspettando, sapevo che sarebbe tornato da me qui. Lo sapevo. Ho voglia di assaggiare ancora il suo sapore. Si sbrigasse, possibile che ci sia tutto questo traffico? E’ quasi mezzanotte. Fa veramente caldo, guardo fuori dal balcone. Tutto è buio. Bevo un bicchiere d’acqua per ingannare il tempo.

“2 min. Ti voglio senza censure” Senza censure……. Adesso che inizio a conoscerlo inizio a dimenticarmele le censure. Adesso che inizio a conoscere il suo corpo so cosa fare.

Ecco finalmente, il citofono. E’ lui, è arrivato, solo 8 piani di ascensore eppoi………

Entra, si toglie la giacca. Non ho acceso la luce. Amo il buio, ama il buio. Mi si avvicina, mi prende le mani e me le stringe forte; io gli sussurro “so cosa vuoi da me stasera”. Lui non risponde, ma mi sorride guardandomi dritto negli occhi con aria di sfida. Mi slaccia la sottile vestaglia sfilandomela ed inizia ad accarezzarmi sui morbidi fianchi. Mi fanno impazzire le sue mani su di me. Mi è sempre piaciuto, ed ora è qui ed è stato lui a cercarmi dopo che io lo avevo aspettato per tanto tempo.
Chiudo gli occhi, mi gira, mi abbraccia da dietro, mi bacia sul collo, sa di fumo e di alcool. Mi chiama per nome e mi dice “stasera comando io”. Non obbietto nulla, comanda lui. Lascio che le sue mani scivolino sulla seta della mia corta sottoveste. Continua ad accarezzarmi, poi piano piano mi sfila una spallina, poi l’altra. Rimango nuda. Mi volto. Lo guardo negli occhi, li tiene chiusi, sta vedendo con le mani, con il naso, con la bocca.
Avvicino il mio naso al suo viso, lo annuso. Voglio ubriacarmi del suo odore, poi gli annuso il collo, lo bacio di un caldo bacio, poi gli sfioro le labbra, prima con il naso, poi con la bocca e poi delicatamente gliele apro con la lingua. Ora non è più lui a comandare.
Mi piace il suo corpo, ho sempre pensato che si adattasse al mio in modo perfetto. Alto giusto, della corporatura giusta e con due braccia forti e accoglienti. Mi piace il suo odore, sa sempre un po’ di fumo, mi piace il suo sapore, passerei le ore a gustarlo come una rara e preziosa pietanza.
Sono nuda, ma lui no. Gli infilo le mani sotto la maglietta, gli accarezzo il petto e gliela sfilo. Continuo a baciarlo non riesco a smetterla, lui ha sempre gli occhi chiusi è immobile. Ora gli sbottono i jeans, ecco si muove, mi aiuta poi improvvisamente mi afferra forte e mi ripete che è lui a comandare. Mi solleva mi bacia il seno e mi sdraia sul divano. E’ sempre buio, fa sempre caldo, ho sempre caldo. Io sono immobilizzata dalla sua presa. Mi bacia il seno, mi accarezza il ventre, mi guarda e sorride. Non riesco a muovermi, lui mi è sopra. E’ pesante, faccio fatica a respirare, ma mi piace. Mi sento come stretta tra le spire di un grande serpente che mi avvolge fino a farmi soffocare. Chiudo gli occhi e ascolto le sue mani e la sua bocca che parlano sulla mia pelle. Comanda lui.

Improvvisamente si ferma, ha gli occhi chiusi, allenta la presa. Io riesco a liberarmi. Lui si siede sul divano ed io sopra di lui. Gli accarezzo la testa, mi sembra perfetta. Gli accarezzo il viso, gli tocco i lineamenti, voglio vederlo anche con le mani. Mi bacia, io mi allontano e poi nuovamente mi avvicino a concedere tutta la mia bocca. Le mie mani scivolano sulle sue spalle, sulle sue braccia, sui suoi fianchi, sul suo piacere. Non comanda più lui.
So che gli piace e a me piace questo. Piano piano scivolo giù per ritrovarmi in ginocchio tra le sue gambe. Le sue mani abbandonano il mio seno e le sue dita si intrecciano ai miei capelli schiacciandomi il viso sul suo ventre, sul suo piacere. Non so chi comanda ora.
Poi mi prende la testa, mi alza, mi porta sul letto.
E’ buio, è silenzio. Il suo respiro a volte interrotto, a volte affannato parla per lui ed io lo ascolto così come ascolto le sue mani ed ora il suo piacere che cresce in me.
Sono davvero immobilizzata. Comanda nuovamente lui. Io sono sotto, non riesco opporre nessuna resistenza, ma in fondo non ne voglio opporre. Voglio solo subirlo, così come ho sempre fatto tutte le altre che lui mi ha cercato. Subire il piacere da tempo aspettato e vederlo poi andare via. Comanda ancora lui.
Il suo respiro ora è forte, rapido e si confonde con il mio. Il suo piacere ora è mio ed il mio è suo ed è lui a comandare ora.
Tutto finisce improvvisamente. Tutto è finito. Lui si è lasciato andare su di me. Ora mi sta accarezzando. I cuori battono forte e gli affanni si stanno calmando. Con una mano gli accarezzo la schiena e con l’altra la testa. Me lo stringo al petto con tutte le mie forze vorrei poterlo tenere sempre dentro di me, ma non posso. Lui se ne deve andare. Comanda lui. Ma in fondo so che tornerà una notte in cui io lo aspetterò. Ed io riconoscerò il suo odore, il suo sapore. Accarezzerò e toccherò il suo corpo con la sapienza di chi lo ha sempre conosciuto. Devo solo aspettare, al buio e lui tornerà ad appoggiare nuovamente le sue mani sui miei fianchi morbidi, sui miei seni generosi e su di me. Lo so che gli piaccio. Ed allora comanderò io.

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