martedì 10 aprile 2007

Una strana notte di aprile


E’ una strana notte di metà aprile. Fa caldo, ma è un caldo strano o forse Cesarina non è più abituata. E’ tornata da qualche ora dal solito week end in montagna, ma non è stato il solito fine settimana. Questa sera Cesarina ha la testa piena di pensieri, non riesce a dormire. Ormai è notte avanzata e lei si aggira ancora per casa al buio.
Indossa una semplice maglietta lunga come camicia da notte, è scalza, ha caldo, ha sete, ma non ha sonno. E’ stata per almeno 10 minuti in silenzio a guardare la luna. E’ piccola, si vede solo uno spicchio, ma è bella lo stesso.

I pensieri continuano ad accavallarsi e così i ricordi. Fantasmi del passato che sono riapparsi o che forse più semplicemente non se ne erano mai andati, era Cesarina che aveva smesso di guardarli, ma loro, loro sono sempre stati lì a guardarla e ad aspettarla. Quante vite hanno attraversato la sua. Quante volte ha cercato di fermare il tempo senza riuscirci. Quante volte ha cercato di far rivivere i ricordi. Una profonda tristezza le vela l’anima. Così affamata di vita, ma a volte così sazia. Quei ricordi così pesanti sono la sua vita così come quella speranza che un qualcosa potesse ancora succedere. Cesarina si aggrappa disperata alla convinzione che quello che le capita ha un motivo e quel motivo lo avrebbe capito e scoperto il giorno dopo. Con questa convinzione è sopravvissuta a tante cose. E’ andata in pezzi tante volte, ma è sempre riuscita a raccogliersi.

La notte è ancora giovane ma allo stesso tempo già matura. Cesarina è sempre sveglia, i pensieri le tengono compagnia.

Il computer sta suonando un CD. Cesarina continua a pensare. Pensa alla sua montagna, che poi non è sua, pensa ai suoi amici lassù, pensa ai sui fantasmi e pensa anche a quanto sia stato villano il “gentile” signor …, Cesarina è ancora a casa ad aspettare il suo invito per cena. Ma quanto era stato scorretto, per non dire altro. Fosse stato l’unico. Il problema è il credere, credere negli altri, credere nei sogni, credere…………… Lei gli aveva creduto, aveva creduto alla sua buona fede, alla sua educazione, al senso di rispetto che ognuno dovrebbe avere nei confronti degli altri. Insomma lei gli aveva creduto.

In quella lunga e calda notte non c’è solo lui a farle compagnia. Cesarina è accaldata e innervosita dal prolungarsi dell’insonnia e dal continuo correre dei pensieri. Si scopre, allunga le gambe nude sul piumone e si accarezza dolcemente il ventre e i fianchi ben disegnati. Chiude gli occhi e ricorda chi sfiorandole la pelle era rimasto sorpreso dalla sua morbidezza. In fondo non era passato così tanto tempo da quando un ultima volta un uomo aveva fatto scorrere la mano su di lei.
Chissà se quell’ultima mano si ricorda ancora di lei e della sua morbida “burrosità”, lei se la ricorda bene, purtroppo. Era la solita mano, che andava e veniva e che raccontava sempre la solita storia.

E’ buio nella stanza. Cesarina è sola, ha caldo, ora si è tolta anche la maglietta ed è rimasta con una leggera canottiera e slip. Tutto è silenzio eccetto per la voce profonda di lui che ancora sente nelle sue orecchie mentre la chiama per nome. Il suo nome pronunciato da lui le è sempre piaciuto. È strano ci si sente sempre chiamare eppure soltanto ad alcune voci rispondiamo veramente.
Chissà se si ricorda di quell’estate appena passata? Una domenica notte dei primi di agosto. Faceva caldo, c’erano le stelle che facevano da coperta. Erano sul terrazzo. Non hanno parlato tanto quella volta, è difficile parlare con lui anche se i suoi silenzi parlano per lui, parlano di lui.

Il caldo è anomalo, forse un anticipo della prossima stagione? Cesarina è ancora lì con i suoi pensieri, la mano ha abbandonato il ventre morbido e accogliente, ora si è girata sul fianco con le gambe rannicchiate. Gli occhi spalancati fissano la gatta che acciambellata ai piedi del letto muove le orecchie ad ogni piccolo rumore. Farà finta di dormire? Chissà se anche lei pensa…….e soprattutto cosa.
Niente, il sonno sembra non voler venire. Di nuovo si gira, alza una gamba verso il soffitto, l’accarezza e rimane a fissarla per qualche secondo.

Una frenata improvvisa e un botto rompono ora il silenzio e lo scorrere dei pensieri.
Cesarina ha un sussulto, anche la sua gatta si drizza sulle quattro zampe. Un incidente, il solito incidente, al solito incrocio, al solito semaforo che dopo le due di notte inizia a lampeggiare giallo. Cesarina si alza, tanto non ha sonno, e va alla finestra del salotto per guardare cosa è successo. Nulla di grave, per fortuna, nella notte anche il più piccolo fruscio viene amplificato e così quello che sembrava essere uno scontro violentissimo altro non è che un banale piccolo tamponamento.
E’ a piedi nudi, in canottiera e slip, ma non ha freddo, incrocia le braccia si guarda attorno, non ha nemmeno acceso la luce, si sente un fantasma.
Ora un piccolo lume si accende, è quello del frigo. Chissà forse un bicchiere d’acqua può aiutare a conciliare il sonno.

Ma quanto manca all’alba? Sono solo le tre, le tre di un lunedì mattina.

Uno sbadiglio. Forse il sonno si avvicina. Cesarina va di nuovo a letto. Si allunga sul piumone, si accarezza nuovamente il ventre e i fianchi ben disegnati, pensando che sia la mano dell’amato a sfiorarla e chiude gli occhi sperando che Morfeo venga presto a strapparla a quella forzata veglia e questa volta sul serio.

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